di Damiano Montanari
Quali sono le ultime tendenze in materia di interior design? Ad analizzare il momento è Stefania Sanna, interior designer specializzata in arredi e ristrutturazione di interni, autrice del libro “Madonna di Campiglio – Mountain houses Interior design”, nonché riferimento di qualità per Campogrande Real Estate.
Quali sono oggi le ultime tendenze nel mondo dell’interior design?
“Prima di tutto è necessario precisare il tipo di approccio all’interior design.
Nel mio caso si potrebbe definire individualistico. Le case che arredo o ristrutturo non seguono una connotazione modaiola, ma vengono cucite addosso alla storia e alle esigenze del cliente.
Le innovazioni tecnologiche e le novità del momento si intrecciano con il design, il modernariato e l’antiquariato, sempre con l’obiettivo di creare un risultato sartoriale”.
Quali sono le principali difficoltà che incontra nella sua attività?
“I clienti spesso arrivano con idee tratte da riviste che orientano il loro sguardo sull’arredamento.
La mia difficoltà, approcciandomi a loro, è farli uscire da questo schema per farli entrare nell’idea che la casa da realizzare dovrà essere a loro immagine e somiglianza”.
Tra le righe, lei rifiuta quindi le tendenze del momento?
“Al contrario, le amo. L’importante è renderle funzionali ai desideri del cliente e al risultato personalizzato che ogni volta perseguo”.
Quali sono allora le tendenze del momento per l’interior design?
“Il lusso sta tornando di moda. Fino a un decennio fa, il lusso dei nostri genitori era concettualmente rifiutato. Penso ad esempio ai marmi. Adesso, sia ai giovanissimi sia ai miei coetanei, ricominciano a piacere i marmi lucidi, importanti, magari trasposti in superfici come il gres, a bassissimo spessore.
Noto un ritorno ai pavimenti degli anni Settanta, al legno, al design nordic style.
Piacciono gli onici, fino a poco tempo fa non accettati perché considerati vetusti.
Inseriti nei bagni, magari retroilluminati, sono invece tornati in auge”.
I giovani in particolare che stile prediligono?
“I miei clienti più giovani sono molto cosmopoliti, amano spaziare trasversalmente tra le culture ma sono molto meno attratti dallo stile etnico, la scelta del mobile indiano o balinese, e si orientano piuttosto su design del Nord Europa”.
Quale elemento va più di moda?
“Il binomio metallo – linee pulite va sicuramente di moda perché richiama un lusso elegante, non scontato”.
E la carta da parati?
“C’è un grandissimo ritorno della carta da parati, ma non in senso tradizionale”.
Ovvero?
“La carta da parati si è evoluta ed è un elemento molto richiesto quando si parla di interior design.
Il risultato è un prodotto in cui le nuove tecnologie concorrono a renderne allettante l’utilizzo.
Basti pensare all’introduzione nel suo supporto dell’isolamento acustico, del vetro e dei polimeri idrorepellenti.
In questo modo la carta può essere introdotta anche nelle zone umide del bagno, vasca e doccia, dando un effetto artistico e personalizzato”.
Per quale stanza il cliente è disposto a spendere di più?
“Sicuramente il bagno rappresenta una delle voci di spesa più alta. Oggi è spesso costituito da elementi meravigliosi, molto intriganti”.
Quali ad esempio?
“Prima di tutto il bagno turco e le saune integrate nelle docce.
Sono molto richieste la cromoterapia, la diffusione sonora e l’aromaterapia all’interno di box doccia su misura.
Chi arreda o ristruttura case importanti, prevede sempre una piccola spa, magari associata ad una palestra e a un piccola piscina.
Nel soggiorno invece?
“Un mobile bar con vetrine refrigerate in cui riporre vini pregiati”.
Anche per i giovani?
“Per loro stanno tornando molto di moda i vecchi giradischi professionali. Ecco perché molti chiedono un angolo in cui ascoltare e condividere musica con gli amici”.
Come il suo concetto di interior design si applica alle strutture alberghiere?
“Le strutture alberghiere e il mondo dell’hospitality necessitano certamente di interventi di interior design poiché costantemente devono essere all’avanguardia nell’offerta dell’accoglienza.
A Madonna di Campiglio, ad esempio, seguo l’hotel Hermitage.
Ogni anno la famiglia, che ne detiene la proprietà, compie interventi mirati di riqualificazione, da loro ho imparato che senza rinnovamento, anche in momenti difficili, non c’è futuro”.
Quali sono le differenze tra un intervento nella casa di un privato e uno in una struttura alberghiera?
“Nella struttura alberghiera l’aspetto estetico, la funzionalità e l’igiene devono convergere per la buona riuscita dell’intervento.
Ed è necessario che la tecnologia usata sia molto snella e intuitiva.
Il privato si lascia più agevolmente coinvolgere in scelte esteticamente intriganti anche se di minore funzionalità e durata nel tempo”.
In quali fasi si articola il suo lavoro di interior designer?
“Prima di tutto è fondamentale conoscere il cliente.
Prevedo molti colloqui per entrare in empatia con tutta la famiglia, è una fase in cui un approccio psicologico adeguato è centrale.
In ogni lavoro di interior design cerco sempre di dare a ogni casa il suo spirito, che si esprime attraverso la scelta dei materiali e degli arredi più opportuni.
Una volta entrata nel loro vissuto e capiti i loro desideri, procedo a presentare le mie proposte che vengono valutate, discusse e, una volta sciolte le riserve, approvate. Successivamente vengono redatti preventivi e attivati i rapporti con gli artigiani: sono loro i principali interlocutori in questa fase, perché ci permettono di realizzare un prodotto sartoriale”.
Quali motivi l’hanno avvicinata ad una realtà come Campogrande Real Estate?
“La curiosità di affrontare nuove sfide: sono sempre stata attratta da persone intriganti e intelligenti”.
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